Ieri pomeriggio, presso il Tribunale ordinario di Siena, polo civile, Limonaia, Via Camollia, 85, il card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena- Colle di Val D’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano- Chiusi-Pienza incontrerà gli operatori di giustizia. L’evento, che rientra nell’ambito del cammino sinodale, ha coinvolto i Magistrati del Tribunale e della Procura della repubblica di Siena, l’ordine degli Avvocati, i Giudici di Pace, il personale del Tribunale e della Procura e l’U.E.P.E. (Uffici locali per l’Esecuzione Penale Esterna).
E’ stata una visita molto seguita quella dell’arcivescovo Augusto Paolo Lojudice agli operatori del settore della Giustizia, che lo hanno accolto nell’Area verde del Polo civile. A fare gli onori di casa, il presidente del Tribunale Ordinario Fabio Frangini con il procuratore capo Andrea Boni, il presidente dell’Ordine degli Avvocati Antonio Giovanni Ciacci e i rappresentanti del personale del settore. L’evento, organizzato dal giudice Alessandro Solivetti Flacchi, ha registrato grande partecipazione. Il cadinale Lojudice ha spiegato: «Tre anni fa è iniziato anche nella Diocesi di Siena il Cammino Sinodale, che è impostato su ascolto e dialogo. In altre parole, la Chisa si mette in ascolto delle varie realtà: le parrocchie, le istituzioni e le professioni. Siamo andati nella scuole, ci siamo confrontati con il mondo della sanità e degli artisti. Ora, dopo l’incontro a Montepulciano con i Giuristi Cattolici, siamo qui per ascoltare e dialogare con il settore della Giustizia». E ancora: «Giustizia e pace si toccano – ha aggiunto il cardinale –: con questi incontri vogliamo leggere la realtà del nostro tempo, accogliendo idee, proposte e anche provocazioni alla luce dell’Anno giubilare, che si presenta come un anno di riscatto, pacificazione e amnistia». Il presidente del Tribunale Frangini non ha fatto giri di parole: «Il nostro settore è nell’occhio del ciclone, perché spesso usato strumentalmente per battaglie politiche. Noi operiamo sempre a tutela di tutte le religioni in base alla Costituzione». E poi: «Io sono cattolico e credente, ma l’amministrazione della Giustizia deve essere laica – ha sottolineato –. Sui piatti della nostra bilancia, uno vale uno. Giudichiamo la vita delle persone e non lo facciamo con leggerezza, cerchiamo di raggiungere la verità che però è solo cartolare. Quella effettiva la conoscono i protagonisti e Dio». E infine, ricordando che «la Giustizia è una virtù cardinale», Frangini ha rimarcato: «Noi lavoriamo sempre con il dubbio, personalmente diffido da chi ha solo certezze, perché è pericoloso».Puntuale l’analisi del procuratore capo Boni: «Non era mai successo che il mondo cattolico sentisse la necessità di confrontarsi con noi, questo è molto importante. Il nostro settore è in perenne arrancamento: la Giustizia italiana non è quella che dovrebbe avere il nostro Paese, perché le pene arrivano tardi o non arrivano, a volte sono inadeguate o vengono inflitte quando non interessa più a nessuno. Serve invertite questa tendenza, la Procura sconta l’arretratezza negli investimenti». Poi la conclusione: «La visita del cardinale ci spinge a mettere ancora più impegno nel nostro lavoro». Sono seguiti gli interventi del diacono Renato Rossi, del presidente dell’ordine degli Avvocati Ciacci, del rappresentante dei Direttori amministrativi del Tribunale Thomas De Vito, mentre Antonio Maria Podda è intervenuto in rappresentanza del personale del Tribunale penale e Silvia della Pietra per il personale di quello civile. Il presidente Frangini ha poi donato al cardinale un libro dal titolo evocativo: ’Paradiso vista Inferno’, di Chiara Frugoni.
Fonte del testo e foto da : La Nazione