Oggi in occasione del pellegrinaggio a Roma da Papa Francesco proponiamo un’interessante riflessione di Padre Alfredo Scarciglia parroco della Basilica di San Domenico a Siena sul rapporto speciale di Santa Caterina con i Pontefici.
Il territorio della diocesi di Siena, Colle val d’Elsa e Montalcino è ricco di tradizioni religiose che hanno segnato la vita degli abitanti di questa zona. Siena, dopo Roma, è la città che ha dato i natali a più papi. In tutto il territorio della diocesi troviamo molti beati e molti santi, uomini e donne che hanno svolto la loro opera di apostolato verso i più deboli, i più bisognosi, cioè verso le categorie di persone fragili.
Santi e beati, uomini e donne che non si sono risparmiati nell’aiutare gli altri, guardando alle necessità del proprio prossimo. Tra tutti questi la santa più importante è senz’altro santa Caterina da Siena (Siena 1347-Roma1380). Caterina nasce a Siena nel popolare rione di Fontebranda, cuore della contrada dell’Oca, vicina alla basilica di san Domenico che frequenta fin da giovinetta, lì ascolta le prediche dei frati predicatori. Caterina è una laica, all’età di 16 anni entra a far parte dell’Ordine della Penitenza di san Domenico, l’Ordine laico domenicano, tutt’ora esistente e presente a Siena. Dell’Ordine della Penitenza facevano parte signore, di una certa età che si dedicavano alle opere di carità: davano da mangiare ai poveri, davano ospitalità ai pellegrini, prestavano servizio, come infermiere volontarie negli ospedali della città di Siena, come il Santa Maria della Scala e lo Spedale della Misericordia, visitavano i carcerati. Caterina è una giovane ragazza, nata in una famiglia numerosa della media borghesia senese, il suo babbo di mestiere fa il tintore di panni.
Fin da piccola rifiuta la vita che veniva riservata alle ragazze del suo tempo, cioè sposarsi e formarsi una famiglia, ma nemmeno entra in convento; lei consacra la sua vita a Nostro Signore Gesù, rimanendo laica. La sua famiglia in un primo tempo, ostacola questa sua decisione, poi accetta questa decisione.
La giovane Caterina passava le sue giornate pregando e facendo opere di carità, il suo rapporto con l’Eterno Padre, fu così intenso e intimo che Lui le rivelò le verità eterne, di questo colloquio ci rimane il Dialogo della Divina Provvidenza, la sua opera dottrinale. La frequentazione della basilica di san Domenico e il rapporto con i frati predicatori di Siena, fece sì che la sua fama si estendesse anche fuori i confini della città di Siena, attraverso i conventi domenicani. In occasione del capitolo generale dell’Ordine dei Predicatori, che si tenne a Firenze, presso la basilica di Santa Maria Novella nel 1374, Caterina parlò davanti ai padri domenicani e in quell’occasione fu affidata ad un padre spirituale, Raimondo da Capua, domenicano di cultura e fine diplomatico.
Iniziò così la vita pubblica di Caterina. Caterina si adoperò per mettere pace tra le fazioni rivali in molte città della Toscana, Pisa, Lucca, Firenze, la zona della val d’Orcia senese.
A Pisa ricevette le stimmate il 1 aprile 1375. Era dal 1303 che la Sede Apostolica era in esilio ad Avignone, presso il Palazzo dei Papi; l’Ordine domenicano e la stessa Caterina erano fautori del fatto che il papa doveva tornare ad abitare a Roma, la città dei martiri cristiani: “Devi tornare nel loco tuo”, scrive Caterina al papa. Il risiedere di nuovo a Roma avrebbe dato al papa autonomia ed autorevolezza, liberandosi dall’influenza del re di Francia. Nel 1376, insieme al suo confessore Raimondo da Capua e ad altri componenti della sua famiglia spirituale, la così detta allegra brigata, Caterina partì per Avignone per mettere pace tra il papato e la città di Firenze, colpita da interdetto papale.
Ad Avignone, Caterina trovò un ambiente molto lontano da quello che doveva essere la Sede Papale e parlando con il papa Gregorio XI riuscì a convincerlo a tornare a Roma e il 17 gennaio 1377 Gregorio XI faceva ritorno a Roma, riportando la Sede Apostolica nell’Urbe; una donna semplice era riuscita nella più grande impresa diplomatica del XIV secolo. Caterina si adoperò per la pace quanto più potette, perché era convinta che la pace era il bene più prezioso che una comunità potesse avere, per questo si adoperò per affermare la giustizia, perché senza giustizia non c’è pace e “la giustizia deve essere sempre condita con misericordia”. Questo è il tema di molte lettere indirizzate ai politici del suo tempo. Caterina ci ha lasciato 381 lettere scritte ai suoi contemporanei, dalle persone più semplici, fino a governatori di città, papi, cardinali, prelati, uomini e donne senza distinzione, come senza distinzione di genere erano i componenti dell’allegra brigata, i caterinati, i suoi figli spirituali, esistenti ancora oggi, radunati nell’Associazione Internazionale dei Caterinati della quale, per statuto, è presidente l’arcivescovo pro tempore di Siena. Caterina amò profondamente la Chiesa, la Sposa di Cristo e quando si consumò il Grande Scisma d’Occidente, il 20 settembre 1378 a Fondi, dove fu eletto un altro papa, Clemente VII, lei si schierò subito dalla parte del papa in carica Urbano VI.
La situazione della Chiesa si prefigurò subito molto delicata ed incerta. Urbano VI chiamò a se i più grandi mistici del suo tempo per avere consigli saggi, tra questi mistici non poteva mancare Caterina da Siena. Ella arrivò a Roma il 28 novembre 1378, insieme alla mamma e ad altri suoi discepoli. In una delle sue ultime lettere al suo confessore Raimondo da Capua scrive: “vado tutte le mattine, pellegrina a Santo Pietro, a pregare per la navicella della santa Chiesa”. Nell’ultimo periodo della sua vita Caterina scrisse anche 26 Orazioni. Morì a Roma il 29 aprile 1380, in una casa vicino alla basilica di Santa Maria sopra Minerva che oggi corrisponde all’indirizzo piazza S. Chiara 14, dove è ancora oggi è visitabile la Cappella del Transito.
Nella sua vita non risparmiò critiche alla Chiesa e richiami alla persona del papa, ma sempre con grande rispetto per il ruolo del Santo Padre che per lei è “il dolce Cristo in terra”.
Caterina ha molto amato la Chiesa e la Chiesa le ha attribuito molti riconoscimenti.
1866 Papa Pio IX la proclama Patrona secondaria di Roma dopo i santi Pietro e Paolo
1939 Papa Pio XII la proclama Patrona d’Italia, insieme a San Francesco d’Assisi
1943 Papa Pio XII la proclama Patrona delle Infermiere d’Italia
1970 Papa Paolo VI la proclama Dottore della Chiesa Universale, perché Caterina esprime una dottrina, la dottrina del ponte, dove il ponte è il crocifisso che unisce l’umanità a Dio e la preghiera è lo strumento per elevarsi verso Dio. Prima donna, insieme a santa Teresa d’Avila ad avere il riconoscimento di Dottore della Chiesa Universale.
1999 Papa Giovanni Paolo II la proclama Patrona d’Europa insieme a santa Brigida di Svezia e a Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein).