La chiesa di San Martino, una delle più importanti di Siena, appare per le sue vicende storiche e lo straordinario patrimonio artistico che ancora conserva, un prezioso laboratorio di ricerca sul patrimonio culturale di questa città. Era già uno dei cardini del sistema ecclesiastico altomedievale e divenne il naturale riferimento per l’espansione urbanistica nel Terziere cittadino che da essa ancora prende nome. Nella prima età comunale fu affidata dall’episcopato ai canonici regolari di San Frediano di Lucca, che ne ressero le sorti fino al 1523, quando venne acquistata dagli agostiniani della congregazione osservante di Lecceto, che ne fecero la propria sede più prestigiosa. Questa lunga e articolata vicenda spiega la presenza di attestazioni artistiche eccezionali: dalle poche, ma significative, sopravvivenze tardomedievali, ai capolavori del primo Rinascimento senese, da Jacopo della Quercia al Sassetta o, nella prima età moderna, un apice della maniera italiana come la Natività di Domenico Beccafumi. Per giungere infine, con le profonde trasformazioni architettoniche della seconda metà del Cinquecento all’assetto definitivo della chiesa, affacciata sulla piazza dei Piccolomini, che si dotò di tele di artisti celeberrimi, come Guido Reni e Guercino, e della decorazione, improntata ai modelli artistici del barocco romano, di molti suoi altari.
Il volume La chiesa di san martino a Siena Storia e arte, che viene presentato oggi, 8 novembre 2024, alle 17 , è il frutto di più anni di ricerche portate avanti da un’equipe di quattordici studiose e studiosi coordinati dal dipartimento di scienze storiche e dei beni culturali dell’Università di Siena in stretta collaborazione con la Parrocchia di San Martino e l’istituto per la valorizzazione delle abbazie storiche della Toscana, che hanno finanziato la pubblicazione del volume, accolto nella collana dell’Istituto presso la casa editrice Leo Olschky di Firenze.