Venerdì 15 giugno, il rettore dell’Opera della Metropolitana, Gian Franco Indrizzi, ha presentato il restauro del Pulpito del Duomo di Siena.
Un complesso e articolato contratto, ancor oggi conservato, attesta che il 29 settembre 1265 l’Opera del Duomo di Siena commissionò a Nicola pisano l’esecuzione di un Pulpito marmoreo, che il grande architetto e scultore portò a termine nel giro di tre anni con l’aiuto del figlio Giovanni e degli allievi Arnolfo di Cambio e Lapo.
Il restauro di questa complessa opera è stata un’impresa di estrema delicatezza e una sfida a stare al passo con i tempi, se non a superarli, con l’obiettivo di formare una documentazione che dà conto di quanto si è trovato, vale a dire che ha preso atto dello stato conservativo attuale, e ha creato un archivio informativo sul risultato dell’intervento. Per questi motivi si è ricorso a ogni tecnica tradizionale e all’avanguardia: dalle relazioni scritte, alle analisi chimiche delle materie, dalla lettura storica dell’architettura con le tecniche dell’archeologia stratigrafica alle elaborazioni grafiche, dalle riprese fotografiche professionali del visibile a quelle con i raggi ultravioletti, dalle riprese in fotogrammetria alla restituzione del complesso in 3D.
Questa iniziativa non solo si è proposta di assicurare conservazione al Pulpito, ma ha anche cercato di cogliere l’irripetibile occasione per imbastire su questo monumento uno studio globale e approfondito di carattere storico, architettonico e scientifico, che solo un restauro può fornire. L’impegno era di raggiungere un obiettivo finale degno di interesse e di rispetto, tenendo conto delle aspettative del mondo degli studi e del restauro e dell’attenzione del pubblico. A entrambi si è cercato di garantire la massima trasparenza e la più dettagliata informazione sull’intervento.