La chiesa della Prepositura di Castel del Piano, lunedì mattina 29 luglio, era gremita di giovani in partenza per Auschwitz e Birkenau, i luoghi dello sterminio nazista, meta del loro viaggio, dove si recheranno, accompagnati dal parroco, don Gianni Lanini.
Prima di salire sul pullman, pronto nella piazza, ha avuto luogo la celebrazione della Santa Messa, presieduta da Monsignor Arcivescovo Augusto Paolo Lojudice, che ha voluto essere presente all’inizio del loro cammino di spiritualità, di fede, di solidarietà, di speranza in un mondo diverso, reso sempre più umano, reso migliore.
La presenza dell’Arcivescovo è stata particolarmente gradita alla comunità del paese, ai circa sessanta ragazzi e ragazze, provenienti da varie zone della montagna amiatina della nostra Diocesi, al parroco di Castel del piano che, tutti gli anni, guida i giovani in luoghi importanti per la loro formazione umana e spirituale.
In ogni panca, davanti ad ogni ragazzo/a, era stato scritto un nome, il nome di un coetaneo, ucciso dalla furia nazista, un nome che ognuno ha assunto come proprio.
Ad ogni giovane, chiamato con il nome della vittima, è stata data dalle mani dell’Arcivescovo una candela; tutte le candele verranno accese nel triste “luogo della memoria”, ha detto don Gianni.
A tutti i ragazzi, rivestiti di una <nuova identità> la benedizione paterna, il saluto di Monsignor Lojudice, che li accompagnerà con la preghiera, soffermando lo sguardo su una simile candela che terrà nel suo studio, mentre un’altra arderà nella chiesa di Castel del Piano.
Con pesanti sacchi, un bastone, una conchiglia,un opuscolo,la candela, al termine della celebrazione eucaristica i giovani, salutati da genitori e parenti si sono diretti verso il pullman, a due passi dalla Prepositura.
È iniziato il loro viaggio, un viaggio nella memoria in luoghi intrisi di dolore e sofferenza, dove la crudeltà umana, spinta a livelli inimmaginabili, ha annientato giovani, vecchi, donne, bambini senza alcuna pietà, un viaggio che non potrà mai essere dimenticato: un ammonimento, come ha affermato Primo Levi, contro il frutto tremendo dell’ odio.