Primo giorno di lavori per il 44° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, dall’8 all’11 aprile a Grado, con una “tappa” a Gorizia, lungo quel confine che oggi, più che separare, unisce la città italiana alla slovena Nova Gorica. Titolo “CONFINI, ZONE DI CONTATTO E NON DI SEPARAZIONE”.
Oltre 600 i partecipanti dalle 218 Caritas diocesane di tutta Italia che, ripartendo da quanto emerso dal Convegno dello scorso anno a Salerno e guardando al Giubileo del 2025, riflettono insieme sul tema dei “confini” alla luce delle “tre vie” consegnate loro da papa Francesco in occasione del 50° dell’istituzione di Caritas Italiana (1° luglio 1971): la via degli ultimi; la via del Vangelo; la via della creatività.
Per l’arcidiocesi di Siena -Colle di Val D’Elsa-Montalcino sono presenti don Vittorio Giglio e Antonella Mori rispettivamente direttore e vicedirettore della Caritas diocesana.
Il “confine” di questo 44° Convegno è pensato non come la linea che stabilisce un dentro e un fuori, ma come una porta, che permette di uscire e di entrare, che si può però anche chiudere e bloccare. Proprio il confine segna il punto di contatto tra centro e periferia: può essere o diventare luogo di incontro e di annuncio o elemento che crea distanza ed esclusione; dipende da come si usa la porta.
Il Convegno si svolge sul confine che scorre nei pressi di Grado e Gorizia, tra Italia e Slovenia, reso permeabile dalla comune appartenenza all’Unione Europea, che però rimane a sottolineare come le differenze debbano essere valorizzate, messe in comunicazione, rese feconde. Gorizia che, assieme a Nova Gorica, nel 2025 sarà Capitale europea della Cultura.
La “carità” (in latino “caritas”) è “attraversamento di confini”, come ricorda mons. Carlo Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas Italiana. «Tutti i confini, a cominciare da quelli che abbiamo nel cuore e nella testa…». Vogliamo «farli diventare punti di incontro e di riconciliazione».