Oltre alla “Tre Giorni Biblica” di fine agosto, da qualche anno, il gruppo diocesano di animazione biblica propone a febbraio un’ulteriore giornata di approfondimento sul testo della lectio divina, in piena sintonia con quanto Papa Francesco, ha auspicato riguardo a «una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio, per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo».
Così domenica scorsa a Vico Alto, alla presenza di circa trecento persone desiderose di abbeverarsi alla sorgente della Parola, don Luigi Maria Epicoco, Docente di Filosofia presso la Pontificia Università Lateranense, ha svolto due bellissime relazioni di approfondimento sui capitoli 12-25 della Genesi.
Nella prima riflessione don Luigi ha evidenziato la difficoltà di Abramo a rispondere per la prima volta nella storia a Dio che si rivela. Come Abramo ciascuno di noi è il primo del quale si dovrebbe poter dire “Come te nessuno mai”, questa infatti dovrebbe essere la nostra vocazione del credente, chiamato a vivere il mistero e la novità della propria vita. «Quando priviamo il mondo di questa novità – ha affermato don Epicoco – priviamo il mondo di santità, sta a noi dunque scoprire la novità con cui vivere le situazioni belle o brutte che siano. Oggi tutti fanno le stesse cose, ma nessuno fa emergere in esse la novità». Incontrare Cristo significa scoprire il mai visto in noi e attorno a noi, il Signore chiama personalmente ciascuno per tirare fuori la novità che ha dentro così che possa emergere dal suo agire e dal suo essere. «Vattene dalla tua casa» è la prima frase che Dio rivolge ad Abramo, facendogli comprendere che per iniziare la relazione con Lui, deve essere disposto a rinunciare alle sue sicurezze, accettando il rischio di mettersi in cammino.
Per noi, invece, la fede è essenzialmente sicurezza, basata su precisi punti di riferimento, sulle nostre aspettative, su come pensiamo debba essere la nostra vita, ma non è così, bisogna lasciarsi mettere in crisi, anche se questo ci inquieta. L’indifferenza – ha concluso don Epicoco – è la mancanza di novità. Come Abramo ciascuno di noi è unico, primo, nuovo e come ad Abramo anche a noi Dio mette nel cuore una promessa, che vuole realizzare. Non importa quello che stiamo vivendo, ma come sappiamo viverlo in novità.
La storia della salvezza, a differenza di quanto possiamo pensare, non è fatta solo di grandi personalità, spesso Dio si serve di personaggi minori, di attori non protagonisti per realizzarla. Così è stato per alcuni personaggi della Genesi come Sara, Lot, Ismaele, Rebecca sui quali si è soffermato il relatore nella seconda riflessione della giornata.
Sara è stata la vera ricchezza di Abramo, il valore aggiunto che ha reso possibile il viaggio di Abramo, una relazione significativa, fatta anche di difetti e aspetti spigolosi del carattere, come la rassegnazione, la gelosia.
Nella vicenda di Lot, disposto a sacrificare le sue figlie per salvare la città di Sodoma, Don Luigi ha evidenziato la necessità di comprendere che il Signore vale più di tutto ciò che abbiamo di più caro e prezioso. Dio ha sacrificato il suo Figlio per noi, realmente, ci ha fatto questa suprema dichiarazione di amore. E anche quando noi, come Lot, indugiamo a metterci in cammino fidandoci della sua Parola, la misericordia di Dio ci prende per mano, facendoci attraversare situazioni che da solio non saremmo capaci di affrontare da soli, ma ne accorgiamo solo dopo.
Ismaele, il figlio scartato quando ormai non serviva più, ci fa comprendere quanto siano tremende le ferite di abbandono con cui è importante imparare a convivere, dal momento che non guariscono. Tuttavia, anche da queste ferite di abbandono Dio riesce a tirare fuori un potenziale inaspettato, il meglio di noi. Infine Rebecca, la moglie di Isacco, ci fa vedere quanto il suo valore aggiunto nella vita di Isacco sia capace, con la sua misericordia e la sua risolutezza, di colmare il vuoto della perdita della madre.
Tutte queste figure minori, come le radici di un albero che, benché nascoste sottoterra gli consentono vivere e crescere, ci fanno vedere che senza il valore aggiunto delle relazioni che contano non ci può essere il viaggio di salvezza. Tutte le cose che contano sono invisibili, ha concluso don Epicoco, e anche la Chiesa vive di questo. Ciascuno di noi è protagonista di una storia, tuttavia a volte è chiamato a svolgere il ruolo di attore non protagonista.
Un messaggio davvero importante su cui riflettere quello che la Parola di Dio ci ha voluto suggerire in questa giornata attraverso le riflessioni di don Luigi, specialmente in un mondo così “social” come il nostro in cui ciò che conta è mettere in mostra se stessi, fare gruppo con chi pensa e agisce come te, preoccupandosi di avere più connessioni che vere e profonde relazioni.
Intervista a don Luigi Maria Epicoco