Anno Eucaristico il decreto di indizione
Anno Eucaristico
1) decreto indizione
ANTONIO BUONCRISTIANI
ARCIVESCOVO METROPOLITA DI
SIENA - COLLE DI VAL D’ELSA – MONTALCINO
Ai fratelli Presbiteri, ai Diaconi, ai Religiosi e alle Religiose,e a tutti i fedeli Laici
della Chiesa di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino,
Pace e Benedizione nel Signore!
Carissimi,
Come è ormai noto, il 10 settembre scorso, con il consenso della Congregazione per la Dottrina della Fede, ho ritenuto opportuno procedere ad una nuova "ricognizione" delle SS. Particole custodite nella Basilica di San Francesco in Siena, potendone constatare - anche con esperimenti scientifici "non invasivi" - la loro perfetta conservazione con la totale assenza di contaminazioni microbiche. Questo è avvenuto in relazione al primo Centenario (1914 – 2014) trascorso dalla prima vera e propria ricognizione scientifica promossa dall’Arcivescovo Prospero Scaccia e affidata ad un prestigioso gruppo di specialisti che, con analisi chimiche, accertarono che le particole esaminate erano realmente "pane azzimo con pasta contenente amido, in stato di buona conservazione".
Un fatto certamente "prodigioso" dato che, per sua natura anche in condizioni propizie, tale sostanza è particolarmente soggetta ad alterazioni almeno entro qualche anno; ed ora ne sono trascorsi ben 284 da quando, alla vigilia dell’Assunta del 1730 subirono un furto sacrilego e furono poi ritrovate il 17 agosto in una cassetta di elemosine – fra soldi, polvere e ragnatele – nella Chiesa di Provenzano.
Non è qui il luogo per delinearne compiutamente la travagliata storia successiva, e mi limito solo a precisare come sin dagli inizi tutto ha congiurato a metterle a rischio del probabile deterioramento: la primitiva trascuratezza di conservazione, le varie successive ricognizioni canoniche, il trasferimento in nuovi contenitori (senza particolari accorgimenti di adeguata protezione da batteri ed umidità) e poi il ripetuto furto nel 1951. Proprio a seguito di tale avvenimento, l’anno seguente, l’Arcivescovo Mario Toccabelli, provvide ulteriormente a controllarle prima di riporle in un nuovo Ostensorio. Ed ora, a 62 anni di distanza, possiamo dire che tale "prodigio" continua ad essere in atto.
Prima di procedere oltre nelle considerazioni che ritengo importante condividere con voi, non si può fare a meno di risalire agli inizi chiedendoci come mai le SS. Particole siano state conservate e non consumate come di dovere. Ė evidente che siamo nel campo delle ipotesi che però sono intuibili in base alla precisa documentazione archivistica che le riguarda.
Infatti è solo nel 1780 che il Ministro Generale dei Francescani, il P. Giovanni Carlo Vipera, ebbe modo di ritrovarle, quasi dimenticate, in un corporale (un quadrato pieghevole di tessuto inamidato) dentro una cassetta di legno posta nella parte superiore del grande Ciborio dell’Altare maggiore, facendole riporre più dignitosamente in un calice d’argento. Poi, nella sua Visita pastorale nel 1789, l’Arcivescovo Tiberio Borghesi - dopo aver documentato con deposizioni testimoniali le vicende passate - stabilì che venissero più onorevolmente racchiuse e sigillate in una pisside d’argento con un vetro incassato nel coperchio.
Come si può notare, agli inizi, ci sono stati 50 anni di oblio e di una certa trascuratezza dovuta probabilmente a motivazioni concrete che ci sfuggono, ma che ipotizzano una verosimile riluttanza a consumarle debitamente, data la situazione – niente affatto igienica – in cui erano state ritrovate, preferendo piuttosto che si deteriorassero naturalmente. Ma quanto previsto non è avvenuto, e sono ancora qui – dopo quasi tre secoli – ad interpellarci su un "prodigio" del tutto eccezionale.
A questo punto interviene la nostra interpretazione di fede che lega alla sostanza del "pane consacrato" la "Presenza" continua del Corpo di Cristo come prolungamento nel tempo del mistero della Sua Morte e Risurrezione che celebriamo sacramentalmente nell’Eucaristia.
Qual è dunque il messaggio che ne scaturisce per il credente? Le SS. Particole sono la medesima realtà che adoriamo nella Santa Messa e che conserviamo nelle nostre Chiese, perché la sola diversità è nel "segno" che ne proviene: una fedele "presenza" che sfida le leggi della natura a sostegno della nostra debole fede. Il Signore, prima di salire al cielo, ci ha detto: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20); e nell’ultima Cena ci ha esortato: «Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare il frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci» (Gv 15,4-5).
Le analisi scientifiche effettuate sulle SS. Particole il 10 giugno 1914, permisero di far conoscere al mondo cattolico il nostro «Miracolo Eucaristico» con una comunicazione autorevole nel Congresso Eucaristico Internazionale di Lourdes (22-26 luglio 1914), tanto da poter definire Siena come «Città Eucaristica», ed è per questo che si è deciso di commemorarne adeguatamente il Centenario con l’indizione diocesana di un «Anno Eucaristico» nei tempi liturgici 2014-2015, con l’intenzione di portare una rinnovata attenzione sulla continuità della presenza del Signore nel suo Sacramento, anzitutto nella Celebrazione Eucaristica e nella Comunione che ci fa suo Corpo nella Chiesa e nella vita concreta di ogni giorno. In un tempo di tante difficoltà d’ogni tipo, abbiamo particolare bisogno di sentirci accanto il Signore perché accresca la nostra fede che deve concretizzarsi nella carità, generando speranza.
In questo cammino, l’icona biblica che ci accompagnerà sarà quella dei Discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35) che se ne vanno da Gerusalemme con il cuore pieno di tristezza dopo la delusione della crocifissione del loro Maestro. Al loro viaggio si accompagna il Signore come uno sconosciuto che, inserendosi nella conversazione, li aiuta a comprendere le Scritture e, invitato a restare con loro nella notte, nello "spezzare del pane", si manifesta come il Risorto. E subito sentirono il bisogno di ritornare a Gerusalemme, per riferire agli altri discepoli che avevano incontrato Gesù vivo e lo avevano riconosciuto in quel gesto.
Questo racconto contiene un’importante verità: la Sacra Scrittura rende testimonianza al Cristo Risorto e l’Eucaristia ci dà il Risorto vivente e presente. Non è sufficiente accogliere la Parola; neppure basta aprirsi al gesto della carità: il cammino della fede ha bisogno del segno dell'Eucaristia, della celebrazione del memoriale della Pasqua. Il Cristo "totale", cioè il Risorto e le membra del suo corpo, non stanno ad Emmaus, ma a Gerusalemme, dov'è riunita la piccola Comunità dei credenti, perché è nella comunità che si annuncia, si celebra e si vive la carità di Dio.
La Parola, l’Eucaristia e il senso di appartenenza alla Chiesa Apostolica, Corpo visibile del Cristo Risorto, costituiscono le colonne fondamentali su cui si basa la certezza della nostra fede e, nello stesso tempo, sono le tre tappe di un cammino che ogni comunità cristiana può fare confrontandosi con quello dei due discepoli di Emmaus. "Anche noi possiamo diventare “viandanti risorti”, se la sua Parola riscalda il nostro cuore, e la sua Eucaristia ci apre gli occhi alla fede e ci nutre di speranza e di carità. Anche noi possiamo camminare accanto ai fratelli e alle sorelle che sono tristi e disperati, e riscaldare il loro cuore con il Vangelo, e spezzare con loro il pane della fraternità" (Papa Francesco).
Il nostro «Anno Eucaristico» non è inteso ad esprimere la vanità di possedere un "prodigio", ma piuttosto il proposito di un popolo di credenti che non possono tenere per sé una sorprendente notizia che riguarda tutti. Deve essere un’occasione di annuncio evangelico e di conversione dei nostri cuori, una festa della speranza che celebra il dono gratuito e la misericordia, tanto da essere capaci di "alzare lo sguardo" per vedere il mondo più in profondità, in modo da scorgere, al di là dei fallimenti e dei molti egoismi attuali, quella luce che continua a brillare e che nessuna tenebra potrà mai soffocare. Per le nostre Comunità - spesso rassegnate e un po’ scolorite - vorrebbe essere un’iniezione di ottimismo evangelico per infondere più coraggio e novità di vita.
Ė quanto cercheremo di fare in quest’anno, anzitutto riscoprendo il significato autentico e profondo dell’Eucaristia attraverso una "Catechesi Eucaristica" comune a tutte le Comunità dell’Arcidiocesi, in differenti forme da individuare per le diverse parrocchie e zone pastorali. A tale scopo viene distribuito un sussidio di riferimento, con particolari sottolineature che indicherò in una mia prossima Lettera Pastorale.
Tra le iniziative di questo nostro Anno è in programma una "peregrinatio" delle SS. Particole nelle varie Zone pastorali della nostra Arcidiocesi, per favorire la conoscenza di questo straordinario "segno" che il Signore ci ha voluto dare, ma anzitutto perché possa essere una particolare occasione di "ringraziamento, lode e adorazione" del Mistero Eucaristico che è comunque presente in tutte le nostre Chiese, riscoprendo e valorizzando una tradizione di "devozione eucaristica" che ha segnato per tanti secoli la vita cristiana delle nostre popolazioni.
Il verbo "adorare" non dice solo un modo di pregare, ma più profondamente un modo di "porsi davanti a Dio", nella preghiera come nella vita. L’adorazione è l’atteggiamento di chi vive riconoscendo in tutto il primato di Dio, così come ci ha esortato l’Apostolo Paolo: «nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: "Gesù Cristo è Signore!" a gloria di Dio Padre» (Fil 2,10-11).
Per comprendere pienamente l’importanza dell’«adorazione» nella vita cristiana, dobbiamo tener conto come la fede sia un "dono dello Spirito" che, prima ancora dell’intelligenza, coinvolge il cuore che deve riuscire a trasformare un concetto della mente in un "incontro personale" in un rapporto vivo e palpitante. Ė il cuore che può riuscire finalmente a raggiungere Dio, come un Amore che cerca l’uomo, e ci attende sempre con il desiderio ardente di entrare in comunione con noi.
Ė sempre lo Spirito - la forza dell’Amore di Dio - che solleva l’uomo dalla sua impotenza, ponendolo nell’unico luogo in cui veramente s’incontra il Padre. E questo luogo è la Verità, cioè Cristo stesso che ci mette in una comunione con Lui, che si estende a tutti gli uomini. Gesù ci ha detto: «Chi ha visto me ha visto il Padre» (Gv 14,9).
Ciò che smuove il cuore fino a renderlo in qualche modo permeabile, capace di accogliere la luce della Verità, è l’umile e semplice riconoscimento di aver bisogno di Dio; del suo perdono e del suo aiuto, ma ancor prima del suo Amore come pieno compimento della nostra esistenza, in risposta alla nostra sete di assoluto e di eternità.
Dunque l’adorazione umile e silenziosa dell’Eucaristia è un mezzo privilegiato per aprirci all’azione dello Spirito per la conversione a Lui del nostro cuore, ed è questo il proposito che quest’anno vogliamo privilegiare nella conduzione pastorale delle nostre Comunità. Adorando il Signore presente realmente nell’Eucaristia, ci lasciamo trasformare da Lui, perché possiamo riuscire ad affrontare adeguatamente i cambiamenti di questo nostro tempo, cercando sempre più di non aver paura di donare, di condividere, di amare Lui e tutti gli altri.
Affidiamo questo nostro cammino ecclesiale all’intercessione della Vergine Maria e di tutti i nostri Santi, umili creature già giunte alla meta del pellegrinaggio terreno nella gloria del Cielo, e che dobbiamo sentire misteriosamente presenti in ogni Celebrazione Eucaristica.
Concludo questo Messaggio invocando umilmente la Benedizione del Signore su questa nostra Chiesa e su tutti coloro che ne fanno parte, non dimenticando anche coloro che l’hanno abbandonata o se ne sentono distanti.
Se noi tutti riusciremo a vivere l’Eucaristia con spirito di fede, di preghiera, di penitenza e di perdono, con la testimonianza della carità e della speranza, potremo essere certi che il Signore compirà quanto ci ha promesso.
† Antonio Buoncristiani, arcivescovo
Dato a Siena il 23 novembre 2014, nella Solennità di N. S. Gesù Cristo Re dell’Universo.
2 Circolare Clero
Oggetto : Svolgimento «Anno Eucaristico»
Siena, 24 novembre 2014
Gent.mi Sacerdoti e Diaconi dell’Archidiocesi di
Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino
Carissimi Confratelli,
Mentre vi trasmetto il testo del Decreto di indizione del nostro "Anno Eucaristico", confidando sulla vostra fraterna collaborazione, ritengo opportuno anche stabilire alcune norme pastorali. Questa importante iniziativa è intesa a "risvegliare", anzitutto in noi e nelle Comunità che ci sono state affidate dal Signore, la meraviglia e l’amore per il Mistero Eucaristico che è al centro della nostra fede.
Già nel settembre scorso, nella relazione tenuta in occasione dell’annuale Assemblea del Clero, non mancai di sottolineare come l’"actuosa participatio" dei fedeli alla S. Messa sia strettamente legata alla nostra "ars celebrandi", per cui «la migliore catechesi sull’Eucaristia è la stessa Eucaristia ben celebrata».
A tale riguardo, nel Sinodo dei Vescovi sull’Eucaristia, i Padri "all’unanimità" hanno indicato l’urgente necessità di un’assidua catechesi a carattere mistagogico, che porti i fedeli a addentrarsi sempre meglio nei Misteri che vengono celebrati.
Per superare la deriva di un ritualismo abitudinario, è necessario introdurli adeguatamente a vivere personalmente il mistero celebrato, aiutandoli ad interpretare i riti alla luce degli eventi salvifici, introducendoli al senso dei segni e mostrando il significato dei riti in relazione alla vita cristiana, con la consapevolezza che la nostra esistenza viene progressivamente trasformata dai santi Misteri celebrati.
Come ha precisato Benedetto XVI: «Questo compito è particolarmente urgente in un'epoca fortemente tecnicizzata come l'attuale, in cui c'è il rischio di perdere la capacità percettiva in relazione ai segni e ai simboli. Più che informare, la catechesi mistagogica dovrà risvegliare ed educare la sensibilità dei fedeli per il linguaggio dei segni e dei gesti che, uniti alla parola, costituiscono il rito ... Certamente tutto il Popolo di Dio deve sentirsi impegnato in questa formazione. Ogni comunità cristiana è chiamata ad essere luogo di introduzione pedagogica ai misteri che si celebrano nella fede» (Es. ap. postsinodale Sacramentum caritatis, 2007).
Per raggiungere "in comunione" lo scopo che ci siamo proposti, mi permetto di chiedervi quanto segue:
1) Il Decreto di Indizione dell’«Anno Eucaristico» dovrà essere letto (o adeguatamente sintetizzato) in occasione di una delle prossime Domeniche di Avvento durante le SS. Messe, in modo da farlo conoscere alle vostre Comunità.
2) In ogni parrocchia (se lo riterrete più opportuno, anche a livello interparrocchiale) venga fatta una Catechesi Eucaristica servendosi come testo di riferimento del volumetto "L’Eucaristia fa la Chiesa" del P. Ildebrando Scicolone, osb [1] rivolta anzitutto ai Collaboratori parrocchiali e ai Catechisti, ed estendendo l’invito a tutti i fedeli [2].
3) Perché questa catechesi non sia circoscritta a poche persone più vicine alla Parrocchia, è necessario anche utilizzare, nella modalità più opportuna, le S. Messe festive dell’intero anno, dedicando qualche minuto (magari all’inizio della Messa) alla spiegazione del significato dei vari momenti della Celebrazione Eucaristica.
I temi da trattare sinteticamente sono quelli contenuti nel testo indicato: Struttura della Messa - Riti d’ingresso - Liturgia della Parola - Preghiera dei Fedeli - Offertorio - Preghiera Eucaristica - Riti di Comunione [Padre Nostro, Scambio della Pace, Silenzio del Ringraziamento] - Riti di conclusione.
Ritengo che i frutti che potremo trarre dall’Anno Eucaristico - con l’aiuto di Dio, ma anche con la nostra "comunione" d’intenti -, siano proprio quelli di una partecipazione più convinta ed assidua all’Eucaristia domenicale e della riscoperta in ogni Comunità dell’Adorazione eucaristica.
Personalmente vi confido fraternamente come questi mesi di studio e di attenta riflessione sul Mistero Eucaristico, nonostante i miei 46 anni di sacerdozio e 20 di episcopato, mi abbiamo fatto un gran bene, e ne ringrazio il Signore. Ė quanto auguro a tutti voi, nell’invocazione della Sua Benedizione.
† Antonio Buoncristiani, arcivescovo
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Note
1. Ne viene inviata copia a ciascuno. Altre copie sono disponibili su richiesta, mentre il testo "scannerizzato" (ridotto a 42 pp. per un uso di possibili "dispense" da distribuire) è possibile richiederlo per e-mail alla Segreteria del Vescovo).
Come testo di riferimento è particolarmente utile leggere l’Es. ap. postsinodale "Sacramentum caritatis" (nn. 43 -64) già sopra citata, che tratta gli stessi argomenti nella sua II parte: "Eucaristia, mistero da celebrare".
2. Nel caso ci fosse bisogno di sostegno, la Segreteria dell’Anno Eucaristico sarà disponibile ad aiutarvi in ogni maniera possibile.
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