La parrocchia di Maria SS. Immacolata a Poggio al Vento ha celebrato il 50simo anniversario della sua costituzione.Era il 15 maggio 1969 quando l’Arcivescovo di Siena, Monsignor Mario Ismaele Castellano, eresse, con decreto, la parrocchia nell’allora Convento dei Padri Cappuccini.
Una convenzione tra l’Arcidiocesi ed il Padre Provinciale della Congregazione conventuale metteva i frati a capo della comunità, che si distingueva in modo particolare per le numerose opere caritatevoli e spirituali, grazie all’impegno dei membri del Terz’ ordine francescano e del gruppo Gi-fra, realtà che sussistono tutt’ora, pur con sopraggiunte difficoltà.
L’attività parrocchiale, fervida di iniziative, era dovuta anche allo zelo di padre Corrado da Livorno e padre Vittorio da Stia, i primi che hanno servito la parrocchia e dei quali è stata fatta memoria nella Santa Messa delle ore 11 di domenica 19 maggio, presieduta dal parroco don Giovanni Zecca, coadiuvato dal diacono Andrea Fantozzi.
Per celebrare l’anniversario hanno avuto luogo alcuni importanti eventi: il giorno 14 maggio, alle ore 21, una conferenza del prof. Giovanni Minnucci (ordinario di Storia del diritto medioevale e moderno presso l’Università degli Studi di Siena) sul tema <La parrocchia nella storia: una riflessione> ed il giorno 15 maggio, sempre alle ore 21, la relazione di Monsignor Giuseppe Acampa (arciprete di Colle Val d’Elsa e Vicario episcopale per gli affari economici) su <Parrocchia e nuova evangelizzazione: esercizi di prospettiva>.
Il prof. Minnucci ha tenuto una vera e propria lectio magistralis sugli aspetti storici e giuridici della parrocchia.
In senso etimologico- ha detto il relatore- il termine parrocchia di probabile derivazione greca ( paroikìa ) è la comunità di fede, formata da stranieri, pellegrini in questo mondo, perché hanno una patria diversa cui tendere.
Differenti risultano le realtà parrocchiali per origini storiche, sociali, ambientali, definite dal Codice di Diritto Canonico del 1983 <comunità di fedeli>, affidate dal Vescovo alle cure pastorali di un sacerdote.
La parrocchia urbana si è sviluppata a partire dall’XI secolo, dopo un periodo in cui la Cattedrale era stata l’unica parrocchia della città, sede del Vescovo. La massiccia diffusione delle sedi parrocchiali cittadine si è avuta, poi, dopo il Concilio di Trento (1545-1563). Sebbene fin dal IV- VI secolo fossero erette le prime chiese rurali, spesso dipendenti da una Pieve (come nel Nord Italia) -ha detto il professor Minnucci- solamente nei secoli successivi assunsero il nome di<parochia>e cominciarono a delineare il proprio territorio. Verso l’XI- XII secolo la parrocchia rurale divenne il centro della vita cristiana ed accanto alle chiese sorsero scuole ed istituti di carità.
Monsignor Giuseppe Acampa ha suddiviso la sua interessante relazione in due parti: nella prima scansione ha parlato della parrocchia dal punto di vista storico e teologico, nella seconda ha trattato le prospettive in un contesto culturale di cambiamento. Ha ripercorso la strada della mission di evangelizzazione affidata da Gesù agli apostoli, i momenti in cui il Vangelo era osteggiato dai pagani prima dell’editto di Milano di Costantino (313), fino alla nascita di piccole Diocesi (parrocchie), rette da Vescovi metropolitani nelle città e di distretti (impropriamente Diocesi) nelle realtà rurali,fino al feudalesimo, alle varie vicissitudini storiche che le hanno viste coinvolte, per poi giungere al parroco, funzionario territoriale. Il sacerdote ha sottolineato la diversa definizione di parrocchia nel Codice di Diritto Canonico del 1917 <territorio diocesano diviso in piccole parti con un Pastore> e nell’attuale Codice di Diritto Canonico del 1983 <comunità di fedeli della Chiesa particolare>. In effetti tra le stesure dei due testi c’era stato il Concilio Vaticano II, che aveva offerto una nuova immagine della parrocchia ,vista come <famiglia di Dio, porzione di gregge, luogo di fraternità ecc…>, termini che riportano ad una comunità in cui opera lo Spirito Santo, dove l’organizzazione si basa sul Vangelo, dove il parroco attua il proprio ministero pastorale come servizio, in stretta connessione con il Vescovo.
Ed oggi? Siamo alla fine della civiltà parrocchiale?
Il documento della CEI del 2001 <Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia> parla della celebrazione eucaristica domenicale come momento centrale nella vita della parrocchia, di conversione pastorale, di itinerari da offrire a chi ha abbandonato un percorso di fede.
Ed ancora <Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia> , nota della CEI del 2004, ci indica un nuovo modus operandi : le parrocchie non possono agire da sole, hanno bisogno di collegarsi, di far rete. Si parla allora di Vicarie o Zone, di Unità Pastorali, unioni di parrocchie che non devono sorgere per aggregazioni, ma per costruttive integrazioni.
E Monsignor Acampa ha portato vari esempi di comunità parrocchiali che collaborano, che studiano insieme al parroco forme di sinergie, momenti di incontri, occasioni di riflessione, di preghiera comune, sia nella nostra Diocesi sia in altri territori.