Grande partecipazione e interesse da parte del mondo della scuola valdelsana per il primo incontro del Sinodo del Cardinale Augusto Paolo Lojudice, Arcivescovo della diocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e Vescovo della diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza.
Una platea numerosa di docenti, dirigenti e collaboratori scolastici ha partecipato all’incontro svoltosi venerdì 3 marzo, alle 17, nell’auditorium del complesso scolastico di Viale dei Mille a Colle di Val d’Elsa.
«L’incontro cui stiamo per prendere parte è di grande valore per la scuola e per tutta la comunità educante – ha dichiarato in apertura la Preside del Liceo Volta, Lucia Papini – Il Cardinale Lojudice è un uomo di Chiesa ed il suo operato si è sempre caratterizzato per la volontà di dialogare con tutte le componenti della società. È noto il suo impegno a favore dei migranti, in particolare come Presidente della Commissione Episcopale Toscana Migrantes e membro Episcopale della CEI. La scuola, ispirata ai principi della Costituzione, è per eccellenza un luogo di incontro e dialogo. Dialogo, incontro, confronto, sono valori universali e a scuola devono trovare sempre spazio e tempo».
«L’incontro di oggi – ha detto il Cardinale – è improntato all’ascolto e al dialogo, sono qui proprio per ascoltare e conoscere il mondo della scuola della Valdelsa, attraverso le testimonianze dei docenti dei dirigenti e di tutto il personale. Cosa ha da dire la scuola alla Chiesa? Come può la Chiesa comprendere le difficoltà degli studenti in questo momento di ripresa dopo la pandemia?».
Gli interventi dei partecipanti hanno messo in evidenza alcune criticità, come la fragilità di alcuni ragazzi, il rapporto con la tecnologia ed i social media, la necessità di intercettare il «linguaggio giovanile» e di comunicare in un modo simile ai giovani, utilizzando anche le una vera «comunità educante» dove ognuno svolge la propria parte, comprese le famiglie. Dal dialogo sono emerse le difficoltà dell’istruzione in questo tempo, anche in ambienti particolari, dove il carico emotivo dei docenti è più faticoso rispetto alle normali realtà. Alcuni hanno sottolineato come sia importante saper ricostruire un rapporto reale con i ragazzi, soprattutto dopo gli anni della pandemia. È anche evidente la necessità da parte degli insegnanti di riuscire a gestire la complessità nella quale viviamo.
«Ringrazio ognuno di voi per essere qua stasera – ha esordito l’Arcivescovo Augusto Paolo Lojudice, a conclusione dell’incontro -. Il Sinodo è un cammino che la Chiesa percorre tra la gente, come popolo di Dio. Questo anno è l’anno dell’ascolto degli ambienti sociali, un ascolto che dovrebbe essere “attivo”; in particolare oggi l’intento è cercare di cogliere le varie sfaccettature del mondo scolastico. Sicuramente la pandemia ha segnato tutti, ma dobbiamo cercare di vedere anche le opportunità che abbiamo potuto cogliere, come l’uso della tecnologia. Ad esempio, ora io esco e mi collego con il cellulare ad una conferenza online. Chi di voi non fa riunioni online? Le nuove tecnologie fanno parte delle nostre vite ed hanno un ruolo importante, da non demonizzare. Certo è che, soprattutto i giovani, vanno talvolta limitati nell’uso eccessivo dei cellulari. In tal senso va recuperata la sostanza della “comunità educante”: non è giusto addossare tutte le responsabilità dell’educazione alla scuola. I genitori, le famiglie, le parrocchie, le associazioni sportive, sono parte integrante del processo educativo. Non ci sono giocatori in panchina. L’esperienza dell’insegnamento in carcere che è stata presentata questo pomeriggio, è sicuramente provante ed i docenti hanno bisogno di un supporto, anche psicologico, per svolgere il loro lavoro. Per quanto riguarda alcune questioni specifiche, la Verità della Parola di Dio è una sola, ma le verità di fronte a tale Parola sono personali. II confronto fra l’unica Verità e le verità individuali è comunque libero. Come si possono capire i ragazzi? – conclude il Cardinale Lojudice – Non è facile: io credo che sia fondamentale saperli ascoltare in ogni momento ed essere sempre disposti ad accoglierli con tutto il loro carico emotivo. In questo modo davvero potremmo leggere e capire in profondità chi abbiamo di fronte nella complessità della situazione attuale».