“Pace! Pace! Pace!”. Giovanni XXIII scongiura così lo scoppio di una guerra atomica tra Usa e Urss. Succede il 25 Ottobre 1962, quando attraverso uno storico radiomessaggio chiede a Kennedy e a Krusciov, pur senza nominarli, di porre fine alla crisi esplosa per l’installazione di missili atomici sovietici sull’isola di Cuba puntati contro gli Stati Uniti. E viene ascoltato.
Dopo 60 anni papa Francesco sta facendo la stessa cosa – pur in un contesto diverso -, lanciando ogni giorno appelli per la pace in Ucraina e per scongiurare un eventuale ricorso alla bomba atomica accennato, nemmeno tanto velatamente, dagli invasori russi. Ma ancora non è stato ascoltato. Tuttavia, Bergoglio non si arrende e segue decisamente le orme di Giovanni XXIII, il principale artefice della risoluzione della crisi Usa-Urss del ’62.
Nella notte tra il 23 e il 24 ottobre, il Papa, “dopo aver pregato a lungo e da solo”, racconta Roncalli, “con Dell’Acqua e col capo del protocollo Igino Cardinale concordò il testo che, prima di essere letto alla Radio Vaticana in francese, la lingua della diplomazia, non del magistero, viene consegnato alle ambasciate americana e sovietica a Roma”.
Nel messaggio, riportano i diari di Capovilla, “non ci sono accuse”, Giovanni XXIII “senza fare nomi, supplica i responsabili delle nazioni di intraprendere la via della pace” per il bene dell’umanità. “Per il segretario del Pcus era già una vittoria”, rivelerà a Roncalli. Per “il compianto Anatoly Krasikov, primo giornalista della Tass accreditato in Vaticano”, era “curioso il fatto che negli Stati cattolici non si riesca a trovare traccia di una reazione ufficiale positiva all’appello papale alla pace, mentre l’ateo Kruscev non ebbe il più piccolo momento di esitazione per ringraziare il Papa e per sottolineare il suo ruolo primario per la risoluzione di questa crisi che aveva portato il mondo sull’orlo dell’abisso».
(Fonte La Repubblica, articolo di Orazio La Rocca).